Era immaginabile che la limitazione alla circolazione ideata dal Comune di Roma e che entrerà pienamente in vigore il primo novembre 2023, avrebbe incassato l’ennesima brutta figura. Il 18 ottobre 2023 il TAR del Lazio, Sezione Quinta, ha emesso la sentenza N° 15408/2023, immediatamente esecutiva, atto che annulla tutti i provvedimenti della Regione Lazio e della Giunta capitolina che vogliono limitare la circolazione dei veicoli storici.

Effetto della sentenza emessa è che questi veicoli possono circolare liberamente in tutta Roma. Il primo novembre 2023 entreranno in funzione i varchi elettronici con le loro telecamere, ma le auto storiche certificate e registrate come tali saranno intoccabili.

Tutto è iniziato dal ricorso promosso dall’ASI-Automotoclub Storico Italiano insieme ai Registri Storici Alfa Romeo, Fiat, Lancia, azione supportata dalla FMI-Federazione Motociclista Italiana e dal Club romano “La Tartaruga”.

Proprio l’ASi ha dato subito notizia sul provvedimento del TAR favorevole ai ricorrenti.

In breve e semplificando, il Tribunale Amministrativo, pur riconoscendo il valore importantissimo della tutela dell’ambiente, non mette in secondo piano la tutela del valore storico automobilistico rappresentato dai veicoli registrati dagli enti certificatori come mezzi storici/da collezionismo: questi mezzi dal grande valore intrinseco non possono essere paragonati a comuni veicoli, meno ancora a semplici auto vecchie da mettere al bando. Circolano in maniera molto limitata, sono una frazione di punto (lo 0,25%) delle auto in giro per Roma, quindi non danneggiano l’ambiente né la salute dei cittadini.

Di seguito il link al documento in file PDF -anche scaricabile- che riporta la sentenza del TAR:

Il ricorso ha trovato pieno accoglimento e offre risposta anche agli altri ricorsi presentati avverso gli stessi provvedimenti, stabilendo la necessità di bilanciare la tutela dell’ambiente con la tutela, di pari dignità costituzionale, del patrimonio storico e culturale in cui il motorismo storico a pieno titolo si iscrive.
Inoltre, il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha ribadito l’indubbia specificità che già la legge riconosce ai veicoli storici all’interno della più ampia categoria degli autoveicoli, unitamente alla natura e al ruolo insostituibile degli Enti certificatori e alla esclusività del Certificato di Rilevanza Storica da essi in questa veste rilasciato quale unico meccanismo ammesso dall’ordinamento nazionale per l’accertamento della storicità dei veicoli.

dal comunicato ASI

Tutti i veicoli storici e da collezionismo certificati nonché presenti a Roma, oltre che registrati in Motorizzazione, rappresentano lo 0,25% dei 4.040.078 veicoli che circolano ogni giorno nella Capitale.
In più, le auto storiche romane totalizzano una circolazione media annua pari a 1.050 chilometri, mentre i normali veicoli d’uso quotidiano hanno una media di 18.000 chilometri all’anno sulle strade di Roma.

Come dire che i veicoli storici non hanno praticamente alcun impatto sulla situazione ambientale capitolina.

“Sono molto contento di questa sentenza – commenta Alberto Scuro, presidente ASI – in quanto rappresenta un ulteriore passo avanti verso la diffusa consapevolezza che il motorismo storico è un’eccellenza italiana che abbiamo il dovere di continuare a tutelare e promuovere per il bene del Sistema Paese”.

“Sono molto soddisfatto di questa sentenza – dice Giovanni Copioli, presidente FMI-Federazione Motociclista Italiana che conferma la nostra opinione espressa più volte anche al Comune di Roma, sull’inadeguatezza dei divieti contenuti nelle delibere emanate nell’ultimo anno. Il nostro patrimonio storico certificato (e tutto l’indotto che ruota intorno ad esso) deve poter continuare a vivere perché, ne siamo convinti, non è questo che avvelena l’aria dei comuni. La circolazione delle nostre moto, che non è certo quotidiana, è necessaria per la loro sopravvivenza”.

Senza contare che la prima bastonata al provvedimento del Comune di Roma per la limitazione alla circolazione giunse già dal Consiglio di Stato, pronunciamento che ha causato la nuova analisi legale del TAR che il 18 ottobre ha emesso la sua sentenza.

“Secondo le argomentazioni del ricorrente (e l’amministrazione non ha mosso obiezioni decisive al riguardo), risulta dimostrato che l’impatto emissivo dei veicoli storici, soprattutto in considerazione del loro limitato utilizzo nel tempo, è da ritenersi scarsamente apprezzabile, sia in termini assoluti che relativi, in rapporto alle componenti inquinanti prodotte dai restanti mezzi circolanti. Nel quadro delle considerazioni che precedono, i provvedimenti impugnati non risultano adeguatamente proporzionati rispetto all’obiettivo di contenere e ridurre sul territorio le componenti inquinati in atmosfera”.
“[…] sarebbe stato possibile considerare nei loro aspetti peculiari i veicoli forniti di certificato di rilevanza storica, che avrebbero meritato una regolamentazione differenziata, anche con riferimento al loro limitato impiego nell’arco del periodo di riferimento”.

dal Consiglio di Stato

Il punto assurdo delle decisioni capitoline riguarda un errore d’origine che va al di là della sola questione auto storiche.

Prima di tutto ecco i link ad articoli che hanno analizzato la questione da mesi:

Auto storiche, il Consiglio di Stato bastona il Comune di Roma e accoglie il ricorso di un club contro lo stop alla circolazione;

Auto storiche e da collezione: sono lo 0,25% dei veicoli in giro per Roma. Da chiudere in garage? Gli incomprensibili deliri e fondamentalismi del Campidoglio;

ZTL-Fascia Verde a Roma, Campidoglio e Regione Lazio non decidono, ma partoriscono il topolino: proroga al 31/10 delle attuali regole;

Perché a Roma è impossibile lasciare l’auto a casa? La maledizione di ZTL-Fascia Verde mal progettate e del pessimo trasporto pubblico.

Come ho già scritto in altri articoli, in Campidoglio ignorano o vogliono ignorare che limitare fortemente la mobilità rappresenta un’azione che DEVE essere preceduta dalla presenza di servizi pubblici di trasporto all’altezza in qualsiasi città, molto di più in un’area così vasta, visto che Roma per grandezza può inglobare sei delle più grandi città d’Italia.

E Roma questo servizio di trasporto pubblico non lo ha, neppure a livello di sufficienza. Basta osservare come il flusso di pendolari, a cominciare da coloro che arrivano da fuori città, non trova minimamente soddisfazione: quasi giornalmente nodi come la Stazione Tiburtina vedono le banchine ricolme di aspiranti passeggeri costretti a far passare due convogli della metropolitana perché stracolmi, impossibile salirci.
Stessa cosa per i treni regionali in arrivo dalla provincia: anche l’ la gente che deve arrivare a Roma partendo prestissimo, dalle 6 alle 7, deve far passare uno o due convogli per riuscire a salire in un angolo delle carrozze in uno dei successivi.

Imporre una ferrea restrizione alla circolazione pianificando e realizzando una delle zone a traffico limitato più estese d’Europa anzi, la più grande d’Europa, con oltre 21 chilometri di diametro, è un’azione amministrativa assurda. Soprattutto perché non viene data un’alternativa per gli spostamenti cittadini della gente.

Ancora più assurdo pensare che i proprietari di circa 500.000 veicoli posseggano improvvisamente i denari necessari all’acquisto di un’auto elettrica o a doppia alimentazione mista elettrica-termica (comunque soggetta a periodi di blocco).
Chi li dà questi soldi alla gente?

Di Giuseppe Grifeo

Giornalista professionista, nato e maturato terrone, avi terroni, vivente e scrivente... Passione per l'astronomia, l'egittologia, la storia, quella antica e medievale in particolare, le leggende, l'enogastronomia e la mia Sicilia. Nato per curiosare, indagare, ficcare il naso, ma con discrezione, elegantemente

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