La perfezione e il gusto di molte realizzazioni stupisce, un tesoro di bellezza e storia tornato in Italia. Opere d’arte e reperti archeologici che risalgono a oltre 2.000 anni fa fino alle più “recenti”, di poco più di un secolo e mezzo, come un dipinto di “Madonna Assunta” del 1851 attribuito al pittore Giuseppe Pappini. Un patrimonio in beni culturali ritrovato dai Carabinieri TPC, ben 600 oggetti, per un valore stimato di 60 milioni di euro.

Oggetti incredibili testimoni di storie ed esistenze passate, reperti che erano stati portati via dall’Italia, trafugati da antiche sepolture, da aree archeologiche, alcuni ancora non catalogati e sconosciuti perché nascosti per due millenni nelle profondità della terra. Altri rubati da collezioni private, chiese, conventi, biblioteche e musei.
Tutti erano finiti negli Stati Uniti d’America, lì venduti da trafficanti d’arte.
Oggi sono tornati a casa.

Il nostro Bel Paese è stato ed è ancora terreno di conquista e di razzia per tombaroli e criminali che razziano beni culturali. Da diversi anni però abbiamo molte più armi, più potenti ed efficaci, per bloccarli. Non ultima l’uso dell’intelligenza artificiale.

Questo vastissimo recupero è un’altra fase che riguarda la lunga Operazione Symes iniziata 17 anni fa e che ha consentito di rintracciare un grande tesoro in reperti archeologici. Tutti oggetti a noi rubati e messi in vendita da un noto e celebre trafficante d’arte, Robin Symes.

Symes, morto il 30 ottobre 2023, era commerciante di antichità britannico poi rivelatosi uomo chiave di una rete criminale internazionale che commerciava in tesori archeologici saccheggiati. Fu appunto il responsabile del saccheggio e rivendita all’estero di circa 900 pezzi tra i quali sculture, gioielli, bronzetti, ceramiche a figure rosse e nere.
Per oltre 15 anni Symes ha nascosto un grande e ricco bottino fatto di reperti archeologici racchiusi in 45 grandi casse, contenitori che teneva in un magazzino nel porto franco di Ginevra.
Questo personaggio agiva di concerto e nel vastissimo sistema di Giacomo Medici, contrabbandiere di antichità e mercante d’arte italiano che per circa quarant’anni ha saccheggiato siti archeologici e storici del Mediterraneo rivendendo il bottino grazie a una rete di trafficanti, ma anche tramite note case d’asta.

È stato esaltante trovarsi accanto a questi magnifici oggetti tornati in Italia, tutti espressione di un’arte plurisfaccettata che travalica i secoli.

Vasi, antiche monete d’oro, statue bronzee, elmi, mosaici, tutti lì in piena vista a Roma nella grande sala conferenze dell’Istituto Centrale per il Restauro, opere collocate al centro della conferenza stampa che le presentava come profughi ritrovati.

Parte superiore della statua raffigurante il principe ellenistico – Foto di Emanuele Antonio Minerva © Ministero della Cultura

Parlando di bellezza, è obbligatorio citare anche il principe ellenistico raffigurato da una statua in bronzo a grandezza naturale.
Impressionante anche per l’espressione quasi misticamente distaccata del viso e per lo sguardo che sembra osservare il mondo senza essere ottenebrato dal velo dei millenni.

Protagonisti di questa impresa di recupero i Carabinieri TPC-Tutela del Patrimonio Culturale che tanto hanno lavorato e indagato per arrivare a questa felice conclusione. Per queste ricerche e individuazioni hanno avuto l’appoggio di molte procure della Repubblica.

È stato un grande impegno internazionale visto che in territorio statunitense i nostri militari specializzati hanno avuto la collaborazione di due importanti enti storicamente impegnati nel recupero di beni culturali rubati: il New York District Attorney’s Office e l’HSI-Homeland Security Investigations statunitense.

Vera e propria bellezza ritrovata quindi: è bastato osservare quanto esposto come bilancio di quest’ultima operazione di recupero.

Mini storia di reperti archeologici trafugati, come riconoscerli per oggetti depredati e altri particolari

Come si fa a ritrovare opere perdute e spesso non note perché ancora da scoprire in aree archeologiche italiane? Come riallacciare un reperto trovato in un qualsiasi museo del mondo alla sua vera provenienza dal territorio italiano?

Uno strumento potente, celebre nel mondo fra le polizie che si occupano di recuperi, è la “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” dei Carabinieri TPC. Questo enorme archivio cartaceo e informatico è il più grande al mondo su beni d’arte rubati. Custodisce informazioni in dati e in immagini su oltre 7 milioni di oggetti censiti, di cui 1.315.00 da recuperare.

Questo database deve le sue origini a un celebre trafficante siciliano G.B., personaggio di Castelvetrano che per trent’anni (dagli anni 60 in poi) ha razziato la Sicilia e il Sud Italia, tantissimi i reperti trafugati dal sito archeologico di Selinunte, asportati da tombaroli forse al servizio di Cosa Nostra e del compaesano Matteo Messina Denaro: lui stesso per organizzare al meglio il suo traffico aveva una raccolta fotografico-descrittiva delle migliaia di pezzi trafugati e portati in svizzera nei suoi depositi in porto franco. Tra le sue possibili imprese quella del 30 ottobre 1962 con il furto del prezioso Efebo di Selinunte, commissionato da Francesco Messina Denaro, padre di Matteo: la statua bronzea che risale alla fase della colonizzazione greca della Sicilia (480-460 a.C.), fu per fortuna ritrovata nel 1968 e oggi è conservata nel Museo Civico Selinuntino di Castelvetrano. I ladri avrebbero dovuto vendere l’Efebo a trafficanti d’arte internazionali, ma l’affare non andò in porto, così pensarono di trasmettere al Comune di Castelvetrano una richiesta di riscatto per 30 milioni di lire. Il recupero avvenne a Foligno appunto nel 1968 grazie a un’azione di polizia e scontro a fuoco con i ladri: quattro finirono in manette.

Tornando alla vera e propria “attività” del castelvetranese, da quei suoi depositi svizzeri di Basilea il saccheggiatore siciliano rivendeva i pezzi trafugati ai trafficanti d’arte internazionali, reperti che spesso sono comparsi in noti musei del mondo.
Da quel vasto archivio del trafficante, sequestrato dai Carabinieri insieme al ricco contenuto dei depositi svizzeri, ecco le informazioni anche fotografiche per rintracciare gli oggetti che erano finiti ovunque nel mondo, lì dove vi fossero dei compratori che per i loro acquisti non andavano per il sottile.

Per sottolineare ancora il punto sull’impegno e sugli strumenti a disposizione dei nostri Carabinieri TPC, questi contano pure su un innovativo sistema che sfrutta l’AI, l’Intelligenza Artificiale. Si tratta dello S.W.O.A.D.S. o “Stolen Works Of Art Detection System”.

Lo SWOADS elabora la ricerca di opere d’arte trafugate nel web e sui social network: moltissimi oggetti rubati o portati via grazie all’opera di tombaroli, sono stati rintracciati online non appena messi all’asta o in vendita su siti internet.

Verifica sulla provenienza degli oggetti

Prima fase riguardante un reperto sospetto è la verifica che il museo o il collezionista non ha i necessari documenti di acquisto e provenienza, fattore subito traducibile in un’esposizione illecita di un oggetto storico.
Poi, determinare l’appartenenza a un territorio/ambito italiano: può essere una fase non automatica e/o non facile.
Se l’oggetto sta nel database e se lì esiste la descrizione del luogo da dove è stato asportato, non c’è alcun problema.
Se invece l’opera è del tutto sconosciuta, per certificare se il reperto è italiano, da quale territorio provenga, occorre l’intervento di archeologi ed esperti. Questi compiranno un primo riconoscimento, poi lo raffronteranno con la produzione artistica delle differenti e possibili aree archeologico-storiche.

Per brevità ho molto semplificato la descrizione dell'iter. Occorrerà scrivere un altro articolo per raccontare questa fase di ricerca di un'identità da assegnare a un reperto.

Il più recente rapporto sull’attività 2023 dei Carabinieri TPC rimarca che sono stati recuperati 105.474 beni d’arte per un valore stimato che va oltre i 264 milioni di euro.


A presentare il risultato dell’operazione di rimpatrio, il tanto lavoro svolto e i suoi protagonisti, Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, il Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, il colonnello Matthew Bogdanos, capo della Procura di Manhattan, il Generale di Corpo d’Armata Massimo Mennitti, Comandante delle Unità Mobili e Specializzate dell’Arma dei Carabinieri, Sua Eccellenza Jack Markell, ambasciatore degli Stati Uniti a Roma.

Celebriamo oggi un nuovo successo conseguito dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale con il rimpatrio in Italia di centinaia di opere d’arte di pregevole valore – ha detto il Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri TPC – frutto della consolidata cooperazione investigativa, giudiziaria e diplomatica tra il TPC, la magistratura e le autorità di polizia federali e statali degli Stati Uniti”,

L’Italia possiede un incredibile patrimonio culturale e artistico – ha sottolineato Sua Eccellenza  Jack Markell, ambasciatore degli Stati Uniti a Roma – La sua tutela richiede cura e sorveglianza. Gli Stati Uniti sono fortemente impegnati per la salvaguardia e la conservazione del patrimonio culturale in tutto il mondo. Dal 2001 gli Stati Uniti adempiono a un accordo bilaterale con l’Italia per combattere il traffico di antichità e insieme continuiamo a lavorare per proteggere, preservare e promuovere la cultura e le arti”.

Il rientro in Italia di beni culturali di tale importanza, sia per la loro consistenza numerica che per il valore storico-artistico, è un altro traguardo significativo – ha rimarcato Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura – Oltre ad essere opere d’arte di inestimabile valore rappresentano l’alta espressione della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità nazionale la cerimonia di oggi è, inoltre, una testimonianza concreta della forza della cooperazione internazionale con gli Stati Uniti d’America”.

In un momento diverso rispetto alla conferenza stampa è intervenuto anche Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura: “Grazie all’insostituibile azione dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, una vera eccellenza investigativa della Nazione, insieme alla preziosa collaborazione delle autorità statunitensi, registriamo un ulteriore successo su questo fronte. Riportare in Italia questi beni permetterà anche di sanare tante ferite che si sono aperte negli anni nei territori dove sono stati trafugati, privando le comunità di pezzi importanti della loro identità”.

Foto qui in alto di Emanuele Antonio Minerva © Ministero della Cultura

Bellezza e storia ritrovate: oggetto per oggetto e scenari dei ritrovamenti

• 600 reperti archeologici risultati essere provento di furto ai danni di enti statali italiani o di scavi illeciti, esportazioni clandestine e ricettazione. I beni sono stati localizzati negli USA sia d’iniziativa del Comando TPC, ma anche a seguito d’indagini proprie, svolte dal District Attorney’s Office e dall’HSI, uffici che hanno poi sequestrato i reperti finiti in possesso di note istituzioni museali statunitensi, galleristi, collezionisti e intermediari del settore, nonché noti trafficanti internazionali. I beni, che si riferiscono all’arco temporale dal IX secolo a.C. al II secolo d.C., sono testimonianze storico-scientifiche riconducibili alle culture villanoviana, etrusca, magno-greca, sannita, apula e romano-imperiale, provenienti dalle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

• Un tetradramma da Naxos in argento, IV secolo a.C., raffigurante gli dei del vino Dioniso sul dritto e Sileno sul rovescio, provento di scavi illeciti avvenuti prima del 2013 in Sicilia e successivamente esportato clandestinamente nel Regno Unito. Il bene è stato localizzato e sequestrato a New York nel 2023 dove si trovava in vendita a 500.000 dollari;

• Una moneta in argento, un contorniato dell’imperatore Traiano, provento del furto avvenuto nel 1978 ai danni del Museo Archeologico Oliveriano di Pesaro. Individuata dal Comando TPC in una casa d’aste di Lancaster (Philadelphia, USA);

•  Monete archeologiche in oro, riconducibili a varie zecche, provento del furto avvenuto il 3 luglio 2009 ai danni del Medagliere del Museo Archeologico Nazionale di Parma. Individuate in case d’asta di New York, Dallas, Los Angeles, Chicago e Puerto Rico, le monete sono state sequestrate dai rispettivi uffici HSI, per poi essere definitivamente restituite;

• Una corazza e due teste in bronzo risalenti al IV-III secolo a.C., localizzate dal District Attorney’s Office nella disponibilità di un noto gallerista di New York, quindi sequestrate poiché risultate essere provento di scavi clandestini avvenuti in Italia centro-meridionale;  

• Un bronzetto umbro raffigurante un guerriero, trovato in un noto museo statunitense, provento del furto avvenuto nel 1962 ai danni di un museo italiano. Le evidenze fornite da questo Comando al New York District Attorney’s Office hanno permesso il recupero del bronzetto e di ulteriori 39 pregevoli reperti archeologici, risultati essere provento di scavi clandestini avvenuti negli anni ’90 nel sud Italia;

• Una scultura bronzea raffigurante un principe ellenistico a grandezza naturale, del I sec. a.C., provento di scavi clandestini avvenuti negli anni ’70 nel Sud Italia, localizzato nel New Jersey (Stati Uniti). L’opera è stata recuperata da Comando TPC unitamente ad altri 144 oggetti, grazie alla collaborazione del New York District Attorney’s Office e l’HSI;

• Un mosaico (pavimento musivo) raffigurante il mito di Orfeo che incanta gli animali selvaggi con il suono della lira, metà III – metà IV secolo d.C., localizzato dal District Attorney’s Office nella collezione privata di un noto collezionista di New York, risultato essere provento di scavi illeciti avvenuti in Sicilia prima del 1991;

• Centinaia di capolavori, di elevato valore economico, depredati dai “tombaroli” in tutta la Penisola: vasi villanoviani, buccheri e lastre dipinte etruschi, anfore e crateri apuli, coppe in argento, teste in marmo e bronzo, interi corredi funerari sradicati dal loro originario contesto;

• Un dipinto olio su tela raffigurante “Madonna Assunta” attribuito al pittore Giuseppe Pappini e risalente al 1851, provento del furto avvenuto il 2 maggio 2002 nell’Abbazia Benedettina in provincia di Pordenone, che era nella disponibilità di un gallerista di Dallas, dove è stato sequestrato da HSI e restituito al Comando TPC;

• Una coppia di dipinti del Seicento, olio su tela di forma ovale, raffiguranti natura morta (fiori), asportati il 25 febbraio 1997 da un’abitazione privata di Cucciago (Como), localizzati in una nota casa d’aste di Los Angeles, sequestrati da HSI e poi restituiti al Comando TPC;

• Un dipinto olio su tela raffigurante “A mediterranean harbor scene” di cm. 82×119, attribuito all’artista olandese Hendrik Van Minderhout (1632-1696), provento del furto avvenuto nel 2004 in provincia di Salerno ai danni di un privato. Localizzato dal Comando TPC in una galleria di New Orleans;

• Una pergamena manoscritta nota come “Waldipertus Land Grant Document,” Benevento, Italia, 821, (Inventario Arca I 13);

• Una pergamena manoscritta nota come “Martinus Land Sale Document,” epoca 823, Benevento, Italia (Inventario Arca I 37);

• Materiale archivistico e bibliografico di epoca compresa tra il 1800 e il 1979, asportato nel 2004 dall’archivio storico in provincia di Pescara, poi individuato nella collezione di un gallerista di Binghamton (New York), sequestrato da HSI e restituito al Comando TPC.

Di Giuseppe Grifeo

Giornalista professionista, nato e maturato terrone, avi terroni, vivente e scrivente... Passione per l'astronomia, l'egittologia, la storia, quella antica e medievale in particolare, le leggende, l'enogastronomia e la mia Sicilia. Nato per curiosare, indagare, ficcare il naso, ma con discrezione, elegantemente

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