Una storia ancora più strana oltre che raccapricciante, Francis Kaufmann-Rexal Ford, lo statunitense possibile assassino della bimba trovata morta a Villa Pamphilj e accusato (per adesso) dell’occultamento del cadavere della mamma, viaggiava, faceva acquisti, comprava biglietti aerei grazie a carte di pagamento e a un passaporto intestati al suo nome falso, Rexal Ford. Lo faceva da ben sei anni. Il documento col nome finto lo aveva ottenuto per autocertificazione (!) negli USA. Aveva anche un altro alias, un nome fittizio italiano, Matteo Capozzi, che usava quando ha abitato a Malta, fino al 27 marzo scorso.
Uomo dai tre nomi quindi e al quale non mancava il denaro. Un bugiardo, un interprete di una vita del tutto inventata o vero sceneggiatore, artista, viaggiatore, avventuriero?
Di sicuro cercava sempre di non lasciare tracce, di non registrarsi in alberghi o per affitto di case e auto.
Fra le immagini qui sopra, quella del passaporto col nome falso fatto vedere dalla trasmissione Chi l’ha Visto?
Ma è bene spiegare per gradi.
Una delle ultime cose venute fuori su questo personaggio così ambiguo e descritto come pericoloso dal Gip di Roma, riguarda un suo messaggio vocale spedito il 5 giugno, due giorni prima del ritrovamento dei corpi a Villa Pamphilj.
Lo aveva inviato a un amico italiano: “Mia moglie mi ha lasciato. È tornata con il suo ex, lui è ricco. Mi ha lasciato con la bambina perché non era più interessata a fare la madre. Ora sto cercando un luogo dove stare a Roma, puoi farmi stare da te? Non sto cercando un appartamento da affittare, anche perché dovrei tornare in Inghilterra e negli USA“.
Le sue parole si riferivano poi a un progetto cinematografico in cui doveva entrare pure Dhani Harrison, figlio del George dei Beatles.
Resta da capire quanto di tutto questo fosse fantasia, una bugia che nascondesse la vera situazione. Di certo, quando Francis Kaufmann registrò queste parole la donna era già morta e nascosta a Villa Pamphilj.
Il suo vero nome quindi è Francis Kaufmann, mentre la sua falsa identità è Rexal Ford, nome e cognome che gli erano stati molto utili per tenere nascosti i suoi precedenti di giustizia.
“Da interlocuzioni intercorse con il personale FBI in servizio presso l’ambasciata americana – ha scritto Flavia Costantini, Gip/Giudice per le Indagini Preliminari di Roma – è emerso che Ford (alias di Francis Kaufmann) ha circa cinque arresti precedenti per violenza domestica e aggressioni. Ha scontato 120 giorni di carcere per aggressione con arma letale che ha causato gravi lesioni fisiche. Il pericolo di reiterazione del reato lo si desume dalle specifiche e particolarmente gravi modalità del fatto, avendo egli dimostrato di non essere in grado di controllare gli impulsi violenti verso soggetti estranei e indifesi come una bambina di, verosimilmente, neanche un anno”.
Nell’ordinanza cautelare di dieci pagine con cui il Gip ha disposto il carcere per Francis Kaufmann, lo stesso magistrato lo descrive come pericoloso, tanto che al momento non è possibile “escludere di essere davanti a un duplice omicidio. L’efferatezza congenita allo strangolamento della bambina non lascia adito a dubbi sull’estrema pericolosità dell’uomo“.
Rimane assurdo che quest’uomo avesse tutta questa libertà di movimento, per tanti anni, nascondendosi dietro un falso nome, lui cittadino americano, in viaggio nel territorio italiano e poi fuggitivo nell’isola di Skiáthos in Grecia dove è stato rintracciato e arrestato grazie a un mandato di arresto europeo emesso dal Gip.
Quindi, il nome falso era scritto su un passaporto vero.
I sistemi informatici d’origine, negli USA, hanno accettato quel documento emesso su una persona fantasma. Stessa cosa per le carte di credito.
Incredibile.
Come mai?
La cosa ancora più assurda è che la celebre FBI conosceva questo inghippo, tanto da aver informato la Procura di Roma nell’ambito di una rogatoria internazionale, notifica che ha attribuito subito il vero nome all’americano arrestato sull’isola di Skiathos.
Ancora più incredibile che nella tecnologicamente avanzatissima Unione statunitense sia stato confermato che il passaporto è autentico, ma con un nome fittizio. Documento ottenuto negli Stati Uniti grazie a cosa? A un’autocertificazione…
Quindi, negli USA un cittadino può autocertificare di chiamarsi Giuseppe Garibaldi o Winston Churchill e in questo modo ottenere un passaporto?
Sempre più assurdo e lui non può aver agito da solo.
Il NON esistente Rexal Ford ha viaggiato per moltissimo tempo senza alcun problema, gli ultimi paesi da lui visitati, Malta, Russia, Italia e Grecia. Lo ha fatto dal 2019, ben sei anni.
Matteo Capozzi, il suo secondo falso nome, ma italiano, lo usava a Malta. A fine marzo proprio con questo alias stava cercando informazioni per affittare una barca che doveva servirgli per arrivare in Sicilia. Un fatto confermato dal titolare di una società di carsharing siciliana: era stato contattato il 27 marzo sera da Kaufmann-Capozzi che gli aveva scritto un messaggio chiedendo contatti con società che si occupano di barche charter da Malta.
Malta da lasciare in fretta a fine marzo (lì ha combinato qualcosa?.. tutto da verificare). Comunque, anche se a volte si accampava in tenda o sfruttava situazioni di comodo, aveva gran maneggio di denaro, l’equivalente di 3.000/4.000 euro che gli arrivava dagli Stati Uniti, dalla madre, poi colazioni e cene in ottimi ristoranti anche a Roma, spendendo un bel po’ di soldi.
La compagna/moglie trovata morta a Villa Pamphilj, data per statunitense, ma è probabile che sia russa, è un altro mistero: espertissima in computer, meglio di un hacker.
Che facevano i due insieme? Sempre a tentare di passare del tutto inosservati.
Sempre a cercare di farsi ospitare da qualcuno passando di città in città o riuscendo a non farsi registrare nei B&B. Alla peggio c’era la tenda da usare a Villa Pamphilj in quel di Roma.
Tornando agli ultimi fatti di questi giorni, sul suo arresto avvenuto il 13 giugno poco prima delle ore 12 sull’isola di Skiáthos, la Polizia di Stato ha diffuso un breve video realizzato proprio in Grecia. Si vede Kaufmann tirato fuori dall’ufficio della Polizia greca e infilato in un’auto d’ordinanza alla presenza degli agenti italiani dello SCO-Servizio centrale operativo.
Da ricordare che lo statunitense è accusato dell’omicidio della neonata e dell’occultamento del cadavere della madre, entrambi i corpi sono stati ritrovati il 7 giugno scorso a Villa Pamphili, immenso spazio verde di Roma. Tutti e tre di cittadinanza statunitense.
Perché il possibile assassino si trovava a Roma?
Francis Kaufmann si definiva un regista indipendente e nella Capitale italiana avrebbe incontrato un produttore per realizzare un film da 3 milioni di euro. Questo almeno è quel che hanno raccontato lui e un suo amico.
Francis e la donna trovata morta a Villa Pamphilj hanno abitato per un periodo a Malta, come descritto da questo amico di Kaufmann: li frequentava spessissimo nell’isola mediterranea, inoltre ancora adesso continua a chiamare il possibile assassino come Rexal Ford. Del resto con quel nominativo l’ha conosciuto, non sapeva che era falso.
A questo punto tutta questa narrazione deve essere verificata.
“Lui è un uomo di pace, un viaggiatore come me – ha raccontato questo amico del potenziale assassino al quotidiano Repubblica – Deve essergli successo qualcosa, forse si erano messi in giri strani. Lei era un genio dell’informatica, una sorta di hacker. Un Robin Hood della rete. Nemmeno Rexal sapeva bene quello che faceva. Il soprannome di lei era Stella, ma non credo si chiamasse così. Mi pare fosse russa o forse islandese, comunque del Nord Europa. Lui aveva diverse proprietà, da quello che ricordo, affittavano case su Airbnb. Non può essere stato lui. Qualcuno deve avergli fatto del male, forse per il lavoro di lei. Aveva mille interessi: regista, sceneggiatore, produttore. Veniva da una famiglia benestante, di artisti. Diceva di essere il figlio della rockstar Lita Ford. Di certo non era uno sbandato. Mi aveva anche raccontato di un film che voleva girare tra Roma e Firenze”.