Il rebus dell’omicidio di Fregene del 14-15 maggio sembra essere stato risolto. In meno di 24 ore i Carabinieri del nucleo investigativo di Ostia e la procura di Civitavecchia hanno ricostruito i fatti e individuato la (probabile) omicida che con 15 coltellate ha ucciso Stefania Camboni di 58 anni. Tutto è avvenuto in un villino in via Santa Teresa di Gallura (nella foto ANSA d’apertura). Indiziata e sottoposta a stato di fermo la compagna del figlio della vittima.

La vittima, Stefania Camboni

Ma è bene raccontare con ordine la cronologia della vicenda partendo dal momento dell’allarme quando è stato scoperto il corpo della donna.

Fregene, intorno alle 7,10 del mattino del 15 maggio. Il figlio della signora Stefania Camboni, era appena rientrato dal lavoro, lui e la compagna G.C. abitano in una porzione del villino. Qualcosa è subito andato storto. Nell’avvicinarsi all’edificio, l’uomo si è già spaventato: la porta d’ingresso spalancata e l’inferriata esterna completamente aperta, all’interno la casa a soqquadro.

L’agitazione è cresciuta, la camera più vicina era quella della compagna e l’ha svegliata per fare un giro della casa.

Pochi istanti dopo l’uomo ha trovato una terribile scena nella stanza da letto della madre. Lei a terra vicina al letto matrimoniale, coperta di cuscini in una pozza di sangue, ormai morta.

I due non hanno toccato il corpo e sono corsi alla caserma dei Carabinieri di Fregene.

Subito iniziate le indagini e iniziati i primi interrogatori al figlio della vittima e alla fidanzata.

  • tra le altre cose la fidanzata ha riferito di non meglio chiariti dissapori con la vittima;
  • la macchina usata solo dalla vittima, di solito parcheggiata nel vialetto di casa, è stata trovata su una via parallela, a circa 100/150 metri dall’abitazione, fuori strada, dentro un fosso col muso e con il finestrino lato guidatore aperto;
  • un rapido controllo sul telefono dell’indagata ha permesso di notare alcune ricerche fatte su Google su “come togliere il sangue dal materasso” e “come avvelenare una persona.

Fregene, via Santa Teresa di Gallura

Intanto i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile con il medico legale erano già arrivati lì dove si trovava il corpo di Stefania constatando che sul torace della donna c’erano numerose ferite provocate con un’arma da taglio, tante e profonde a tal punto da causarne la morte.

Le indagini hanno permesso di dipingere un netto quadro giudiziario che poggia su diversi elementi, particolari così comunicati dalla Procura della Repubblica al Tribunale ordinario di Civitavecchia:

  • una ripetuta e grave contraddizione tra le dichiarazioni rese dalla coppia di fidanzati su punti decisivi, primo fra tutti la presenza o meno di sangue alla vista del cadavere da parte dei due;
  • la presenza di voluminose tracce di sangue, non visibili ad occhio nudo, ma emerse dopo un doppio esame tecnico-scientifico, su cose presenti sulla scena del crimine;
  • la ricerca su Google emersa dal telefono cellulare in uso alla medesima (ndR: alla trentenne), oggetto di sequestro. Infatti, si legge una prima ricerca effettuata per trovare modalità efficaci per cancellare tracce ematiche sul materasso (il materasso del letto della defunta presentava un’ampia macchia di sangue occultata da un copriletto);
  • altra ricerca inquietante pressoché concomitante con la precedente, era volta a conoscere modalità per uccidere per avvelenamento una persona.

Per adesso la fidanzata del figlio della vittima è soltanto indiziata e il procedimento penale deve ancora percorrere l’iter di ulteriori indagini, accertamenti e analisi, a cominciare dal corpo della vittima e della scena dove è avvenuto l’assassinio oltre che dell’intero villino di via Santa Teresa di Gallura e dintorni. Accertamenti da fare naturalmente anche nell’auto della stessa vittima, trovata distante da casa e fuori strada.

Su quest’ultimo punto pesa con forza il sospetto di un depistaggio volendo inscenare in casa e con l’auto una rapina fra le mura domestiche e la fuga di uno o più malviventi.

Solo un passo indietro con gli eventi.

La sera del 14 maggio, Stefania, suo figlio e la fidanzata trentenne hanno cenato assieme. Poco dopo lui è andato via per andare a lavoro, fa la guardia giurata, mentre le due donne sono salite nelle rispettive camere da letto su diversi piani del villino.

Ore dopo, alle 7,10 del 15 l’uomo è tornato dopo il lavoro e ha scoperto sua madre uccisa in maniera terribile.

Riordinando mentalmente la sequenza dei fatti e delle rilevazioni, è strano che con il disordine in casa e l’auto in fuga, la trentenne non si sia accorta di nulla, nessun rumore l’abbia svegliata, i presunti ladri rovistano tutta casa e non emettono un suono?
Oltretutto non è stato rubato nulla.
Inoltre, sia la porta d’ingresso che l’inferriata non sono state forzate, ma liberamente aperte. Come se Stefania, nell’aprire casa a una persona, in piena notte, lo avesse fatto conoscendola.

Poi l’auto della vittima, una Volkswagen Tucson, finita oltre il bordo strada della vicina via Agropoli, col frontale che ha sfondato una rete puntando verso il basso di un canale, il finestrino lato guida abbassato. Il portafogli della vittima invece sull’asfalto.

I conti non tornano e comunque il quadro sembra pasticciato. È proprio come se tanti elementi fossero stati costruiti per inscenare un depistaggio che allontani i sospetti. Queste le ipotesi che hanno preso forza fra chi indaga e la magistratura. Tutto da accertare senza lasciare dubbi.

Il corpo di Stefania si trova adesso all’istituto di Medicina Legale del Policlinico Umberto I per l’esame autoptico che dovrà confermare le cause della morte e ben definire l’orario dell’omicidio.

Si ribadisce che, nei limiti ordinamentali e di tutela delle dinamiche in corso, il P.M. di Civitavecchia ha proceduto al fermo dell’indiziata. Nel corso della mattinata verrà conferito l’incarico per l’esame autoptico sul cadavere della vittima con inizio dei lavori presumibilmente nella giornata di domani. Tenuto conto dei termini di legge, sempre domani si dovrebbe svolgere l’udienza dinnanzi al Gip di Civitavecchia per la convalida del fermo.
Il procuratore della Repubblica Alberto Liguori

Chiaro e netto l’avvocato Massimiliano Gabrielli assiste i familiari della vittima, “Si tratta di un omicidio brutale, avvenuto nel sonno e con premeditazione, escludiamo la ipotesi d furto in casa. Attendiamo i riscontri degli ulteriori esami e della autopsia per delle conferme ulteriori alla ipotesi del pm”.
I parenti di Stefania si sono costituiti parti civili.

Prima che fosse accoltellata a morte Stefania ha avuto modo di pubblicare una storia su Instagram con questo testo, “Quando cercate di ferirmi, ricordatevi che ho visto chiudere una bara con la persona più importante della mia vita.💔”
Il riferimento alla bara è legato alla morte del marito avvenuta nel 2020, quando lui aveva 59 anni: non ce l’aveva fatta contro un male incurabile. Fine vita che potrebbe essere al centro delle dispute fra la vittima e la trentenne, per questioni di eredità, forse questo il movente dell’omicidio. Il marito di Stefania, Giorgio Violoni, era ben noto e benvoluto anche perché giocava nel Maccarese Calcio e nella Lazio Primavera. Aveva lasciato buone sostanze.
Per adesso tutto questo rimane una mera ipotesi, le indagini devono approfondire più aspetti.

Di Giuseppe Grifeo

Giornalista professionista, nato e maturato terrone, avi terroni, vivente e scrivente... Passione per l'astronomia, l'egittologia, la storia, quella antica e medievale in particolare, le leggende, l'enogastronomia e la mia Sicilia. Nato per curiosare, indagare, ficcare il naso, ma con discrezione, elegantemente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *